Sommario di Storia della psichiatria- 1. Grecia e Roma
Il materialismo scientifico e la nascita della medicina
In Grecia nel VI secolo a.C. il mito viene soppiantato dall’ideologia dei filosofi della natura: Eraclito, Anassagora, Talete, Democrito fondano un materialismo scientifico che sarà la base della nascita della medicina, delle scienze e della psichiatria stessa. Ippocrate nel “De morbo sacro” valorizza il ruolo conoscitivo del cervello, dell’intelletto, e condanna le pratiche medico-psichiatriche “sacerdotali” e superstiziose e così le terapie operate dai “maghi”. Questa impostazione filosofica fornisce al medico un supporto metodologico per affrontare l’indagine sulla psicopatologia.
Il fuoco dell’intelligenza
Il “fuoco” dell’intelligenza, come vuole Eraclito e la sua attività creatrice e ordinatrice, sostiene Anassagora, sono alla base del comportamento umano. Secondo Ippocrate, l’intelligenza è l’espressione creatrice che nasce dal cervello: quest’organo è la base dell’intelligenza ed è la causa, se squilibrato, delle malattie mentali. Gli dei, il destino, il malocchio, la cattiva dea Ecate non svolgono alcun ruolo patogeno sulla mente. L’intelletto forte, puro, creativo, pur essendo autonomo, può risentire della patologia cerebrale e così possono comparire sintomi psichiatrici: umori, atomi, tono vitale, se in eccesso o in difetto, alterano le costanti chimiche del cervello e da ciò origina la malattia psichica: un cervello più caldo e più secco è alla base della mania, più umido e freddo sostiene il sorgere della malinconia: nasce la psichiatria biologica che soppianta il mito e il ruolo dei templi della salute dedicati ad Asclepio. Tuttavia dall’esperienza maturata nei secoli e depositata in questi Santuari la psichiatria trova il proprio nutrimento: Ippocrate è il medico più autorevole del tempio di Asclepio nell’isola di Kos ed egli stesso si dice diciassettesimo discendente del dio della medicina, Asclepio, il figlio di Apollo.
Ippocrate e la nascita della psichiatria clinica
Con Ippocrate nasce la psichiatria clinica che si fonda sull’esame dei sintomi, sulla diagnosi, sulla terapia biologica e su di un rigoroso metodo scientifico che ne avvalora il ruolo decisivo sia in stati di norma sia di patologia psichiatrica sia del sistema nervoso centrale: la “divinità”, come scrive Ippocrate, vive nel metabolismo del cervello stesso. L’osservazione clinica è fondamentale: così Ippocrate nota come episodi febbrili in corso di “insania” sostengano la guarigione e ciò si ha anche con la comparsa di crisi epilettiche. Con Ippocrate nasce il concetto, poi sfruttato nel mondo moderno, della terapia di shock, dell’antagonismo fra epilessia e malattia mentale.
Malattie psicotiche organiche primitive
Ippocrate isola malattie psicotiche organiche primitive del cervello, che egli chiama “freniti” e nota l’interessamento del cervello in corso di malattie internistiche (come il tifo e la polmonite) con un quadro clinico amenziale, che egli chiama “parafrenite”. Definisce la neurastenia, detta “lassitudo”, l’ipocondria e l’isteria: quest’ultima dovuta al vagolare dell’utero nel corpo disperato per non avere il piacere dell’orgasmo e della gravidanza. Isola le “insanie” che egli chiama catatonia, malinconia e mania, disturbi per i quali consiglia l’oppio, se il paziente è agitato, e l’infuso di radici di elleboro, se è inibito. Rappresentante della linea patrilineare, ritiene che l’isteria sia una malattia che nasce dall’insoddisfazione erotica: quindi è tipica delle vergini, delle nubili, delle vedove e delle donne sterili. Le vergini si recano al tempio di Apollo per implorare, come dice Ippocrate, “un orgasmo sessuale nel legittimo matrimonio”. Si ha così una identificazione fra donna e apparato genitale che ne supporta il cammino esistenziale, che con qualche variante rimarrà stabile sino alla metà del XX secolo: l’uomo si presenta come colui che con il suo fallo dona piacere e salute. Se questo non riesce, si tratta di trovare l’immagine erotica bloccata nel profondo dell’anima femminile, di portarla alla coscienza, per cui si avrà la guarigione, come si riterrà nel XIX secolo. L’origine della cultura, delle scienze, della medicina e della psichiatria si trova nell’attività di studiosi, medici e filosofi, che vivono nella Magna Grecia, nelle isole della Grecia, nella Grecia stessa e soprattutto nell’Asia Minore, specie a Smirne, Mileto, Efeso, Pergamo. Tutti i medici e gli psichiatri dell’epoca classica, sino al XIII secolo d.C., sono originari di questo territorio: Ippocrate nasce a Kos, Galeno a Pergamo, lo psichiatra che isola la malattia maniaco-depressiva, da lui detta “circolare” è Areteo della Cappadocia. L’Università di Alessandria nasce con Teofrasto, filosofo e naturalista allievo di Aristotele.
La malinconia e l’isteria
Da Ippocrate sino alla fine del V secolo d.C. l’attenzione di tutti i medici è concentrata in special modo sulle malattie mentali: la malattia più studiata è la malinconia, seguita dall’isteria. La prima viene addebitata all’azione della bile nera (umore secco e freddo) oppure ad un tono vitale (pneuma) poco attivo, per altri alla base vi sarebbe un tono debole dei “corpuscoli”, ossia degli atomi che scorrono nei “canalicoli” del cervello, che in questo caso sono lenti e radi. Insomma un cervello con poca energia chimica sostiene la malinconia; all’opposto, la mania nasce da un metabolismo in ogni senso eccitato. L’isteria, da Ippocrate sino a Freud, seppur con metafore diverse, è sostenuta nella donna affetta da tale patologia da una problematica di tipo sessuale: in parole povere, per diversi motivi essa non ha, come scrive Galeno, il “salutare orgasmo”, per cui l’utero infelice vagola nel corpo; oppure la clitoride insoddisfatta lancia “umori velenosi”; oppure un trauma sessuale infantile blocca lo sviluppo di una sana relazione erotica; sempre però per questa malattia “inventata” dal maschio si tratta di una inibizione sessuale: la grande crisi isterica, ma anche ogni sintomo conversivo o ansioso, mima un “coito”, un surrogato di una vita sessuale felice.
Il fanatismo
Non ha limitazione la psicopatologia antica e invade anche il campo politico: per Galeno, ad esempio, i grandi movimenti sociali, morali e religiosi, come per Lucrezio, originano da un’idea predominante che non trova alcuna giustificazione intellettiva adeguata: essa dimostra un “fanatismo”: i fanatici sono inquadrati allora come gli attuali paranoici. L’isteria, che nasce con l’argonauta Melampo, indica una “malinconia furente” che origina dall’utero intasato da umori tossici, i quali ristagnano per mancanza di un rapporto sessuale che, come ritiene anche Ippocrate, svuota l’apparato genitale da umori tossici: l’uomo si presenta alla donna, nel sistema patrilineare, sia come Dioniso che appaga, sia come Apollo che cura: vero che sino alla fine del XIX secolo le terapie dell’isteria sono quelle di Ippocrate e Galeno: purghe, somministrazione di elleboro, invito al matrimonio, allontanamento da stimoli che possano eccitare la giovane donna e poi, la più frequente da Galeno sino alla metà del XIX secolo, la “titillatio clitoridis”.
Al contrario la “lassitudo”, la neurastenia, è causata dallo spreco dello sperma, sostanza, come ritengono tutti sulla scia di Aristotele, altamente energetica, simile a quella del sole, che non deve essere sprecata con la masturbazione.
Centri di cura
Prima di Ippocrate dominano i templi della salute diffusi in Grecia e in tutto il bacino del Mediterraneo: a Epidauro, Smirne, Efeso, Pergamo e anche nell’isola Tiberina di Roma i malati psichiatrici sono curati con bagni, lievi purghe, musica, psicoterapia suggestiva, il tutto guidato da un sacerdote che, interpretando il sogno del paziente, stabilisce la cura: l’uso di piccole dosi di oppio e la suggestione del luogo, del tempio, della grande via sacra, lo stupore del bosco sacro e soprattutto le numerose lapidi votive che erano murate nel tempio impressionano il paziente, quasi sempre di tipo nevrotico; il contenuto delle lapidi è significativo: il paziente entrò che non camminava e uscì guarito; il paziente aveva una grave “pleurite” e sfregandosi la schiena con olio e cenere del fuoco sacro guarì.
Tuttavia, in genere non esistono veri e propri centri specializzati nella ricerca e nella terapia neuro-psichiatrica, né delle altre branche della medicina. Invece esistono medici, nati soprattutto in Asia Minore, in Grecia e nella Magna Grecia, che si interessano, oltre che di clinica generale, specialmente di psicopatologia. Sono questi medici che studiano, formano delle scuole e diffondono, viaggiando seppur in condizioni molto difficili, le loro conoscenze e acquisizioni in tutto il bacino orientale del Mediterraneo ed in seguito in tutto l’Impero Romano, per cui gli studi medici e psicopatologici in generale assumono una diffusione universale nel mondo antico.
Come il mito, fioriscono in Grecia la scienza e la filosofia, dalla quale il medico e lo psichiatra traggono modelli interpretativi; basti accennare come la teoria degli umori nasca con Empedocle, quella delle qualità da Talete, quella atomistica da Democrito e come il ruolo creativo dell’intelligenza venga alla luce con Anassagora. Platone quando vuole informazioni fisiologiche e fisiopatologiche sull’organismo umano va a Locri, dove esiste una fiorente scuola di medicina diretta da Timeo, dal quale apprende come l’isteria origini dall’utero vagolante. A Smirne Marinus studia i nervi cranici; Parmenide, filosofo della natura, nasce a Elea, in Campania; Anassagora nasce a Clazomene; Posidonio, filosofo stoico con interessi psichiatrici (analizza le emozioni) nasce ad Apamea; Epicuro nasce a Samo, Empedocle ad Agrigento, Crisippo a Soli, Zenone a Cipro, il famoso matematico e fisico Archimede a Siracusa, Democrito ad Abdera, Aristotele a Stagira, Platone ad Atene; i due noti medici, neuroanatomici e psichiatri clinici nati nel IV secolo a.C., Erofilo ed Erasistrato nascono rispettivamente a Calcedonia nella Bitinia ed a Iuli (Turchia); Erofilo fa studi anatomici del cervello centrale e periferico con autopsie: isola il cervello dal cervelletto, studia le meningi, nota come il numero e l’ampiezza delle circonvoluzioni tanto più sono grandi tanto più elevata è l’intelligenza. Il famoso studioso dell’isteria, Sorano, nasce a Efeso, e così il neuranatomico Magno di Efeso; nel IV secolo d. C. il consigliere di Giuliano imperatore è Zenone di Cipro, rettore dell’Università di Alessandria e il medico personale dello stesso è Oribasio di Sardi (altri dicono di Pergamo); il famoso psichiatra a indirizzo atomistico Asclepiade, amico di Cicerone, nasce a Prusa e il suo allievo Diocle a Caristo e lo storico di tale indirizzo, Celio Aureliano, vede la luce a Sicca nella Numidia; il più grande farmacologo dell’antichità, Dioscoride, nasce ad Anazarpa in Turchia; Areteo della Cappadocia isola la psicosi maniaco-depressiva; Archigene di Apamea, Alessandro di Tralle, Aezio di Amida nascono nell’Asia Minore.
Nell’Asia Minore si sviluppa la filosofia della natura, che supporta le basi teoriche della psichiatria, specie ad opera del gruppo dei filosofi che operano nella città di Mileto. L’universalità dell’Impero Romano rende più facili gli scambi culturali e scientifici; inoltre, spinto in questo dal circolo degli Scipioni, esso accoglie tutti i medici e gli psichiatri più famosi dell’antichità, da Galeno ad Asclepiade. Colpisce che il grande imperatore e filosofo Marco Aurelio fosse spagnolo e il suo medico personale un turco, il grande Galeno. Questo neurologo e psichiatra, che localizza l’anima biologica “alla base del cervello” e vede l’importanza dell’ipofisi, opera studi anatomici e fisiologici sul sistema nervoso centrale nel “Tempio della Pace” di Roma, appositamente costruito dall’imperatore Adriano. La psichiatria ha le sue basi quindi in studiosi nati nelle regioni sopraddette e a suo fondamento il pensiero filosofico naturalistico; questo invero accade anche per la rinascita psichiatrica della seconda metà del XIX secolo, che ha le sue fonti in Darwin, Spencer e Comte; nasce così il positivismo alla base della psichiatria e della neurologia, come allora fondate sullo studio del cervello in rapporto fra sede della lesione e i dati clinici sulla sperimentazione e oggi con la correlazione strutturale e metabolica con le malattie mentali tramite le neuroimaging.
Dopo la caduta dell’Impero Romano tutto questo per mille anni è dimenticato, sino a che nel XIV secolo gli studiosi riscoprono Ippocrate, Platone, Aristotele, Galeno, Erofilo, Erasistrato, Areteo della Cappadocia: rinasce la psichiatria, inizialmente come esegesi critica del passato; il metodo investigativo e la nosologia è la stessa. La teoria corpuscolare dei disturbi mentali è del tutto simile a quella molecolare odierna. La nosologia è pure del tutto simile: lo stesso Kraepelin scrive un’opera grandiosa in diversi volumi di storia della psichiatria e la sua nosologia è del tutto identica a quella di Ippocrate, di Galeno e di Celio Aureliano. Il remoto passato delle grandi scuole di Smirne, Mileto, Pergamo, Efeso rivive, seppur spesso in modo inconsapevole, in noi: basta leggere quelli che chiamiamo i classici per essere giustamente orgogliosi di essere stati preceduti dai grandi pensatori che sinteticamente ho nominato e il cui pensiero è alla base della stessa civiltà occidentale.
L’isteria
L’isteria non si limita alla conversione, ma comprende tutta la psicopatologia che emerge nelle vergini, nelle nubili, nelle vedove e nelle donne sterili: è una malattia femminile che segnala sempre un deficit dell’apparato sessuale della donna, il quale definisce del tutto l’esistenza femminile: quindi nell’isteria sono inglobate categorie nosologiche connesse con la presunta etiologia sessuale: abbiamo la mania, l’ipocondria, la malinconia isteriche: in senso ristretto, dove il vagolare dell’utero colpisce, qui si forma il sintomo: se la gola, il panico; se il torace, disturbi respiratori; se il cervello, mania o malinconia; se il midollo, paralisi. L’isteria quindi è una malattia femminile connessa con problematiche psicosessuali e la creatività biologica, vero che la cura più efficace si trova nel matrimonio e Galeno ritiene che l’isteria indichi una malattia delle vedove: egli scrive infatti “la donna vedova non piange il marito ma l’orgasmo perduto; infatti l’orgasmo provocato stimolando la clitoride o un nuovo marito ridanno la sanità mentale”.
L’isteria quindi delimita diversi quadri clinici non solo conversivi, in quanto essa è identificata come malattia tipica della donna, la cui etiologia è riconducibile all’apparato sessuale della stessa. Ippocrate, che descrive l’ebefrenia, la catatonia, la mania e la malinconia, per quanto si riferisce all’isteria la addebita alla mancanza di orgasmo sessuale, qualunque sia l’aspetto semeiologico. L’ebete è per natura portatore di un cervello con poco “fuoco intellettivo” e tanta “umidità” cerebrale: sciocco, parla senza un fine e di cose che non sa, piange e ride senza alcun motivo. Il malinconico cerca la solitudine, abbandona l’attività lavorativa, desidera la morte.
Areteo della Cappadocia descrive la malattia “circolare”: mesti, tristi, mutacici, vestiti di nero, poi improvvisamente allegri, con in testa una corona di rose e megalomanici: dicono di “possedere tutte le navi del Pireo”. Eccesso di sangue cerebrale e di umore atrabiliare sostengono rispettivamente la mania e la malinconia. Dietro queste osservazioni esiste la ricerca dei filosofi della natura che forniscono al medico la via di uscita dall’interpretazione demonologico-divina della malattia mentale, fornendo loro un modello materialistico, positivistico.
Atomi, umori, toni vitali
Il medico-psichiatra dell’età classica supporta l’etiologia secondo modelli presi dai filosofi della natura; sempre comunque egli pensa che entità organiche modifichino l’omeostasi del cervello: non identifica mai la malattia psichiatrica secondo modelli morali o ideogeni o reattivi. Atomi, umori, tono vitale sono alla base della patologia, oppure, come pensano gli eclettici, il medico deve fare diagnosi scegliendo l’etiologia secondo il sintomo predominante, mentre la scuola empirica non valorizza tanto la causa quanto “l’insieme della sintomatologia” per identificare una “sindrome”.
Ad esempio, Galeno cita circa trecento volte il cervello, settanta volte la malinconia e dieci volte l'”ebetudo”. I quadri clinici, seppur un poco simbolicamente diversi e forse più appariscenti, sono del tutto identici a quelli riportati dalla psichiatria attuale. Per quanto si riferisce alle nevrosi ed ai disturbi di personalità, come si evince dalla lettura del “XXX Problema” di Aristotele e dall’opera “Sulle passioni” di Galeno e come già scrissero tutti gli stoici, Posidonio, Zenone e Crisippo e poi Cicerone nelle “Tusculane”, essi si esprimono con moderate oscillazioni umorali o con forme reattive a passioni esagerate: la malattia mentale stessa confina con fattori emotivi e spesso sembra una loro esagerazione.
Le terapie
In generale esiste una terapia psicologica di supporto nel caso che il disturbo sia nato in via reattiva. Lucrezio parlando della malinconia d’amore invita il malato a deprezzare l’oggetto che desidera ma non ha, ed a trovare un’altra via d’uscita. Gli stoici che influenzano certe correnti psicologiche insistono sul rafforzamento dell’egemonico, l’io, che per loro deve controllare le passioni, come sostengono anche gli psichiatri ad orientamento atomistico. Galeno descrive molti casi di disturbi somatici dovuti all’ansia, alle preoccupazioni e così via. Sorano di Efeso, per quanto si riferisce all’isteria, critica la terapia che consiglia matrimonio, gravidanza e rapporti sessuali: egli ritiene che siano utili i massaggi, lo sport, attività simili a quelle dell’uomo e invita la donna a fuggire dal ruolo di moglie, madre e amante che viene imposto dal maschio. Per quanto si riferisce ai veri e propri disturbi, “insaniae”, oggi detti psicotici, la terapia proposta origina dal modello etiologico: per la scuola umorale bisogna evacuare il cervello dall’umore in eccesso con infusi di radici di elleboro, una ranuncolacea che vive sulle colline del Mediterraneo: è dimostrato oggi che essa contiene sostanze alcaloidi che hanno un potere dopaminergico. Per l’ansia, i deliri e la sofferenza somatica viene usata l'”ambrosia”, formata da vino falerno, liquirizia, miele e “lacrime di oppio”. Per l’isteria, come già detto, si insiste sul salutare matrimonio oppure sulla stimolazione della clitoride in modo da ottenere l’orgasmo liberatore. L’onirocritico Artemidoro di Daldi consiglia, al fine di identificare la causa del disturbo, la delucidazione della scena onirica. Purghe e salassi vengono prescritti nei casi di disturbi organici acuti di tipo amenziale, al fine di liberare il cervello dalle sostanze tossiche. Celio Aureliano insiste nel consigliare di non legare i malati e pensa che ci sia la possibilità di calmarli con la musica; nei casi di isteria o di malinconia d’amore è consigliato un viaggio per mare.
Dioscoride Pedacio di Anazarba, nella Turchia del sud, oltre che medico militante nelle legioni romane di stanza sul Danubio, attivo verso il 60 d.C., lasciò un voluminoso trattato di farmacologia generale di circa 1000 pagine di grande formato che fu il testo base della terapia medica e psichiatrica sino al 1840, ossia per 1800 anni. Esamina l’attività farmacologica di circa seicentoventicinque piante medicinali, di circa cento farmaci estratti da animali, fra i quali l’estratto di testicolo per eliminare l’astenia, stimolare il tono dell’umore e l’attività erotica. Enumera anche circa cento sostanze con attività terapeutica estratte da sostanze minerali. Il suo “de materia medica” comprende numerose formulazioni di tipo psichiatrico, specie come ho detto l’estratto di testicoli, detto “castoreo” perché formato con i testicoli del castoro, animale che si riteneva molto attivo sul piano sessuale.
Fuorché il medico psichiatra e ginecologo Sorano di Efeso, che critica la teoria ippocratica e platonica, ossia isteria uguale utero infelice, e consiglia non il matrimonio bensì la verginità, la ginnastica, la frequentazione delle palestre, dove la donna può praticare esercizi sportivi e che ritiene che essa deve lavorare come un uomo e defilarsi dalle imposizioni tradizionali di donna, madre, moglie o amante, l’isterica è curata appagando il desiderio erotico insoddisfatto che si ritiene alla base della malattia. Non si pensa vi sia all’origine uno specifico disturbo fisico, ma, come scrive Platone nel “Timeo” esponendo una teoria ippocratica che aveva appreso da Timeo di Locri, teoria che giunge sino alla metà del XIX secolo, la malattia nasce da un utero che “vagabonda” nel corpo, torvo, infuriato, infelice perché non ha il piacere orgastico: quindi odori fetidi nelle narici e profumi egizi in vagina possono farlo fuggire dall’alto del corpo e farlo ritornare nella sua sede. Sino alla metà del XIX secolo la “titillatio clitoridis” è diffusa e generalmente operata dalle “matrone” su consiglio del medico, come sostiene il chirurgo Pareto nel XVII secolo e che ancora Pinel all’inizio del XIX secolo approva. Si fa poi luce su altre terapie ambientali: l’isterica deve vivere in campagna, non andare a ballare, non leggere libri d’amore, stare sempre con la madre, fuggire le relazioni superficiali: il padre deve sorvegliare che venga applicata tale impostazione terapeutica rigida.
La diffusione dei disturbi mentali
Nell’epoca classica e sino all’inizio del XIX secolo non esiste la figura del neurologo o dello psichiatra, ma spesso è il primo a occuparsi di psichiatria: Ippocrate nel V secolo a.C. studia il cervello, come Galeno nel II d.C.; così fa Willis nel XVII secolo e si interessano di psichiatria Benedikt, Charcot e lo stesso Freud, tutti docenti universitari di neuropatologia. I disturbi mentali sono, in assenza di ogni terapia valida e di ogni assistenza, non solo più diffusi, ma tali malati vivono nel contesto sociale con tutti i coinvolgimenti interpersonali che ciò comporta: violenze attuate o subite, oltraggio, aggressività manifesta e così via, vero che un numero non modesto di malati mentali, sino all’opera benefica di Lombroso, sono condannati per delitti e reati da loro commessi, non tenendo in alcun conto le loro condizioni neurologiche e psichiatriche. Le malattie mentali, proprio perché non curate, sono più diffuse di oggi e in un trattato di medicina circa un quarto del suo contenuto è dedicato ai disturbi psichici, specie alla malinconia. Molto diffusa è la “frenite”, ossia un disturbo psichiatrico per una idiopatica malattia cerebrale, e ancora di più la “parafrenite”, una malattia neuro-psichiatrica “simpatica”, ossia secondaria a malattie internistiche, specie febbrili: si tratta di psicosi amenziali, allora frequenti nel tifo, nel colera, nella polmonite, che vengono trattate con l’oppio, specie se caratterizzate da agitazione psicomotoria.
Prima di Ippocrate la malattia mentale, specie l’epilessia, detta “morbo sacro”, si ritiene origini dalla maledizione degli dei: per l’epilessia, da Ecate, dea cattiva e psicopatogena. Generalmente dopo Ippocrate, nell’ambito della scienza ufficiale, che peraltro viene intesa e rispettata, il malato mentale è visto come un malato nel cervello nelle forme gravi, e nelle forme lievi, come vogliono gli stoici, come affetto da un disturbo dell’anima. Il malato è del tutto accettato, visto che tutto l’ambiente medico ritiene per vera l’interpretazione “organica”: le meningi per Erofilo ed Erasistrato, il tono vitale per la corrente “pneumatica”, gli umori per Ippocrate e Aristotele, gli atomi per Diocle di Caristo e per Celio Aureliano. Galeno nel II secolo d.C. prospetta per la terapia dell’anima una psicoterapia centrata sul controllo delle emozioni, come accenna anche Seneca nel “de ira”.
Le ipotesi di Galeno
Galeno, oltre che grande studioso del sistema nervoso centrale, è anche valido psichiatra: la sua nosologia comprende la malinconia, la mania, la catanonia (di cui distingue tre tipi), l’ipocondria, la neurastenia, l’isteria, le freniti, le parafreniti, infine le parafrosinie, che divide in due entità: deliranti e deliranti con allucinazioni, e infine il “fanatismo”, che caratterizza malati mossi da un’idea prevalente a contenuto mistico-religioso. Galeno localizza l’io, la cognitività, l’egemonico, come avevano già fatto Ippocrate e Platone, nel lobo frontale. Egli elabora un’interessante teoria circa il rapporto fra cervello e mente: esiste nel cervello una sostanza attiva che può anche essere guidata dall’egemonico in via volontaria e che lo usa come strumento per le operazioni comportamentali e cognitive: sono gli “spiriti animali”, sostanze sottili, veloci, infuocate, ossia molto energiche, che coincidono del tutto con gli attuali neurotrasmettitori. Numerosi sono i suoi pazienti psichiatrici che, come egli scrive, giungono a lui da tutto l’Impero: spesso nevrotici, con batticuore, ansia, tremori agli arti a genesi emotiva.
Il pensiero psicobiologico degli stoici: Posidonio di Apamea
La psichiatria come disciplina medica nasce servendosi della filosofia materialistica dei filosofi della natura. Il cervello è la sede del pensiero; tuttavia, come dicevano Eraclito, Talete, Anassagora e Democrito, in esso esiste una scintilla divina, un fuoco, un intelletto, un potere cognitivo; però esso subisce le vicissitudini metaboliche del parenchima cerebrale, mentre in condizioni fisiologiche usa tale “fuoco”, usa il cervello in via progettuale. È soprattutto il pensiero stoico, specie quello psicobiologico di Posidonio di Apamea, a influenzare la psichiatria da Galeno in poi. La malattia mentale, come ho detto, è molto diffusa e come tale è riconosciuta: non esiste alcun sentimento ostile verso di essa né teorie demonopatiche. Spesso tuttavia il malinconico sostiene di “essere indemoniato”: a tal proposito però tutti i medici classici ritengono che ciò nasca semplicemente “da una mutazione magica dell’immaginazione dovuta agli umori tossici”.
Roma
L’Impero Romano assicura una stabilità sociale che si prolunga nei secoli, sino alla sua caduta: non esistono diversità di razza e di religione: nel Pantheon sono raccolte tutte le divinità; in questo clima, nel “Teatro della Pace”, costruito dall’imperatore Adriano, ad esempio, Galeno pratica esperienze neuro-anatomiche su animali: emisezionando il midollo di un maiale nota che dal lato opposto alla sezione si rileva paralisi motoria e dal lato sezionato disturbi della sensibilità. Da tutte le Università il medico viene a Roma: l’imperatore Marco Aurelio, di origine spagnola, è curato da Galeno, che è nato in Turchia; l’imperatore Giuliano ha come medico personale Oribasio di Pergamo e come consigliere Zenone di Cipro, rettore e medico dell’Università di Alessandria. Due frasi emblematiche di Galeno dicono il livello scientifico della neurologia e della psichiatria: scrive Galeno ad un suo amico medico: “ho letto nella biblioteca medica di Ostia un tuo libro sulla cura dei disturbi della memoria (coppette al capo) ma non sono d’accordo”; scrive ancora Galeno: “vado a Smirne da Marinus a studiare i dodici nervi cranici”.
L’autonomia del medico e la sua autorità è diffusa, solida e riconosciuta: allorché Marco Aurelio deve recarsi sul Danubio a Vindobona chiede a Galeno di seguirlo, al che il medico risponde che seguirà le indicazioni che gli darà il sogno nella notte. Il giorno dopo dice all’imperatore di aver sognato suo padre, architetto di Pergamo, e Asclepio e che essi lo hanno consigliato di non partire.
Fonte: Giuseppe Roccatagliata in collaborazione con Francesco Bollorino e Lisa Attolini (The Italian Online Psychiatric Magazine)
Categorie:Senza categoria
Rispondi