
Ipotesi evolutiva degli australopitecini secondo il paleoantropologo tedesco Friedemann Schrenk, dove H. habilis viene ascritto ad un ramo evolutivo strettamente australopiteco. La scala temporale a destra è in milioni di anni.
La fase australopitecina è caratterizzata da Primati (Australopithecus vuol dire “Scimmia del Sud” (dal latino australis = meridionale e dal greco πίθηκος = scimmia) che avevano una capacità cranica nell’ordine delle Antropomorfe attuali, ma possedevano una struttura idonea al bipedismo, anche se ancora imperfetto, specialmente nelle forme più antiche. Questa struttura, certamente vantaggiosa in un ambiente aperto come quello che si formò nell’Africa orientale nel Miocene superiore e all’inizio del Pliocene, ha rappresentato il primo passo verso l’ominizzazione. L’avvicinamento alla forma umana, oltre che dalla struttura bipede, è documentato dalla dentatura (assenza di diastema, riduzione dei canini) certamente in correlazione con una dieta diversa da quella forestale delle Antropomorfe. I reperti sono localizzati in Africa in un periodo che va dai 4-5 milioni di anni fa a poco più di un milione di anni fa. Si ricorda l’Australopiteco africano, segnalato dal Dart nel 1925 nell’Africa australe (a Taung) e i successivi rinvenimenti nella stessa regione riferibili alla forma gracile, come quella di Taung (Plesiantropo; A. prometheus), e alla forma robusta (Paranthropus robustus, Paranthropus crassidens); i reperti robusti dell’Africa orientale (A. aethiopicus, A. boisei) di 2-3 milioni di anni fa.
Lucy
Altri Australopiteci più antichi (A. arcaici, di 3-3,5 milioni di anni fa) provengono dall’Etiopia e dalla Tanzania e dal Kenya. Sono la ben nota “Lucy” (A. afarensis), trovata nel 1974 ad Hadar, in Etiopia, e a Laetoli in Tanzania, dove sono state pure rinvenute impronte di Ominidi risalenti a 3,5 milioni di anni fa.
Alle forme arcaiche vengono riferiti i recenti rinvenimenti di A. (o Ardipithecus ramidus) di 4,4 milioni di anni fa in Etiopia, di A. anamensis di 3,9-4 milioni di anni fa (Kenya), di Bahr-el-gazahl nel Chad di 3,2 milioni di anni fa e di A. afarense segnalato nel 1998 nel Sud Africa nella breccia calcarea di Sterkfontein risalente a 3,2-3,6 milioni di anni fa.

Località africane che hanno fornito resti di Australopitecine.
In una comune somiglianza di fondo, riconoscibile negli adattamenti al bipedismo, anche se associati a dimensioni cerebrali nell’ordine di un Panide, c’è da rilevare, nelle forme più antiche, una morfologia dell’apparato locomotore che denota buona capacità di arrampicamento e familiarità con l’ambiente arboreo, specialmente in A. afarense, in A. ramidus e anche nell’A. arcaico di Sterkfontein.

Resti scheletrici di “Lucy” (Australopithecus afarensis)
L’A. anamensis rivelerebbe invece una struttura più chiaramente orientata al bipedismo. Ad esso, più che alle altre forme arcaiche sarebbe da ricollegarsi secondo Senut la linea umana (Homo habilis e rudolfensis). Sembra dunque, secondo le recenti scoperte, che 3-5 milioni di anni fa vi fossero Australopiteci che praticavano sia il bipedismo che l’arrampicamento. Alcuni però sembrano più orientati verso il bipedismo, altri verso l’arrampicamento.1
Le forme più antiche si sarebbero sviluppate nell’Africa orientale tra 4,5 e 3 milioni di anni fa. Esse si sarebbero diffuse non solo nelle regioni aperte a Est del Rift (come suggerisce Coppens), ma anche a Ovest, nel Chad, e si sarebbero spinte nel Sud Africa. Qui potrebbero avere dato origine sia ad Australopiteco africano che ad Australopiteco robusto, mentre a Est del Rift l’evoluzione della forma arcaica avrebbe portato ad A. aethiopicus e a A. boisei.

Australopithecus robustus e Astrolopithecus aethiopicus
Per l’epoca degli Australopiteci più recenti (2,5-2 milioni di anni fa) sono state segnalate anche pietre scheggiate, ma si ha l’impressione che non ci troviamo ancora di fronte a una lavorazione sistematica e progressiva della selce, quale si incomincia ad osservare con Homo habilis, per cui gli oggetti eventualmente manipolati non assumono il significato che hanno con l’uomo. Forse potrebbe parlarsi di una precultura. In ogni caso gli Australopiteci non vengono considerati di livello umano.
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