In sostanziale continuità con Homo habilis va vista la fase di Homo erectus, i cui più antichi rappresentanti vengono riconosciuti in Ominidi dell’Africa orientale, vissuti intorno a 1,6 milioni di anni fa. La loro evoluzione porterà alle forme arcaiche di Homo sapiens, la cui presenza viene riconosciuta tra 200.000 e 100.000 anni fa, sempre nel territorio africano e, in seguito, negli altri continenti.
Il cranio di Homo erectus ha tratti anche più massicci e robusti rispetto a Homo habilis, specialmente nelle formazioni sopraorbitarie e nell’occipitale (presenza di torus), ma è più cerebralizzato (da 800 a 1100 cc). Inoltre è accompagnato da manifestazioni culturali più progredite (industrie bifacciali, oltre a quelle su ciottolo, industrie su scheggia e, in fase più avanzata, manufatti di lavorazione Levallois). Per le prime forme di Homo erectus dell’Africa è stata proposta da Wood (1992) la denominazione di Homo ergaster.
Dalla culla dell’Africa orientale, dove Homo erectus è documentato da vari ritrovamenti in Etiopia e in Kenya, specialmente intorno al Lago Turkana e in Tanzania, egli si è diffuso nel Sud Africa (Swartkrans, Saldanha, Rhodesia) e nell’Africa settentrionale (Atlantropo di Ternifine, Thomas, Salè, Sidi-abder-rhaman, Rabat).
Molto anticamente Homo erectus si è portato in Asia e in Europa. Per l’Asia i reperti più noti sono quelli di Giava, con i numerosi ritrovamenti di Pitecantropi avvenuti dal 1891 ai giorni nostri. Una parte della storia della paleontologia umana è legata alle scoperte dei Pitecantropi, che sono stati messi in luce in diversi strati (dal Pleistocene inferiore al Pleistocene superiore). Vi sono reperti di diversa morfologia, alcuni sicuramente non umani (Megantropo), altri umani, con qualche aspetto primitivo che richiama le forme di erectus africane, ma con caratteristiche anche proprie.
L’epoca a cui risalgono le forme più antiche è ancora controversa (1,9 o 1,2 milioni di anni fa). La connessione con le forme africane è fuori discussione; al momento è ritenuta molto antica. Se ad essi si aggiungono i reperti del Sinantropo, rinvenuti nella grotta di Chou-kou-tien, non lontano da Pechino,a partire dal 1929 (risalenti a un’epoca tra 450.000 e 230.000 anni fa), e quelli di altre località della Cina (Longtandong, Jinniushan, Yuanmou, Yiyuan, Yiunxian, ecc.) si ha l’impressione di trovarsi di fronte a una evoluzione a carattere regionale, che ha seguito tappe e ritmi propri ed è sfociata nelle forme di Homo sapiens arcaico presenti nelle stesse regioni intorno a 200.000-100.000 anni fa.
Per l’Europa recenti scoperte ci portano ad epoche assai più antiche di quella a cui veniva fatto risalire Homo erectus, con la denominazione di Homo heidelbergensis, rappresentato dalla mandibola di Mauer, risalente a circa 600.000 anni fa. A Dmanisi, in Georgia, sono stati segnalati due crani e una mandibola risalenti a 1,6 milioni di anni fa. A Ceprano, nel Lazio, è stato scoperto un cranio di Homo erectus di 800.000 anni fa. Numerosi fossili umani trovati ad Atapuerca, in Spagna, attestano la presenza umana nella penisola iberica nella stessa epoca. Essi presenterebbero caratteristiche tali da differenziarli dall’erectus africano, pur derivando da esso, tanto che è stata proposta la denominazione di Homo antecessor. Queste forme potrebbero ritenersi antenati sia di Homo heidelbergensis e, attraverso di esso, dei Neandertaliani, sia della forma moderna europea.

Neandertaliano di “La Ferrassie” (Francia)
Ma, a parte le connessioni filetiche delle forme più antiche, la presenza di Homo erectus in Europa è ben documentata da numerosi reperti che si distribuiscono in varie località e in epoche diverse fino alle forme preneandertaliane di 100.000 anni fa (Tautavel, Bilzinsgleben, Petralona, Steinheim, Swanscombe, Montmaurin, Fontéchévade, Castel di Guido, ecc.).
La cultura di Homo erectus denota un sicuro livello umano. Le industrie litiche, sia quelle bifacciali che su scheggia, attestano una lavorazione intenzionale secondo un preciso progetto. Si può notare l’accuratezza con cui vengono ottenuti i manufatti acheuleani (Paleolitico inferiore), nei quali la lavorazione è estesa a entrambe le facce e ai margini con opportuni ritocchi. Si può cogliere, oltre alla funzionalità dello strumento, il concetto di simmetria che i costruttori di questa industriadovevano possedere. Vengono segnalati anche strumenti ricavati da ossa di animali. La lavorazione su scheggia dimostra un perfezionamento mediante la tecnica Levallois, con la quale veniva predeterminata sul nucleo la forma del manufatto che si voleva ottenere.
Con Homo erectus si ha anche la domesticazione del fuoco a partire da almeno mezzo milione di anni fa. Pare documentato il trattamento di crani per qualche rituale funerario, forse di antropofagia (ad esempio nel Sinantropo). L’organizzazione dello spazio abitato, sia all’aperto che in grotta, è bene attestata. L’economia, come in tutto il Paleolitico, si basa sulla caccia e sulla raccolta. La caccia ai grandi mammiferi doveva richiedere un’adeguata organizzazione (luoghi di monitoraggio, campi base).
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