La parola phýsis ha già in sé, nella propria etimologia, il senso del divenire, collegandosi alla radice phyo (φύω), “genero” e a phýesthai – crescere.
Nel concetto di natura è già implicito il nascere e il crescere delle cose, il loro divenire, e pertanto non occorre ricorrere a successioni di esseri mitici dai quali dovrebbero derivare altri fino a giungere finalmente alle cose sensibili. E tuttavia, pur essendo l’origine delle cose, essa rimane eguale a sé stessa, essa genera mantenendosi: i filosofi ionici colgono nella natura l’unità che si manifesta tanto nell’essere quanto nel divenire, tanto nel conservarsi che nel mutare delle cose.
Il termine italiano “natura” designa l’insieme delle cose e degli esseri esistenti nell’universo, e deriva dalla radice latina gna (in greco gen), che significa “generazione”, da cui il verbo latino nasci, “nascere”.
Il termine phýsis indica dunque la totalità delle cose che esistono, che nascono, che vivono, che muoiono. Phýsis, in questo significato, è il mondo della vita sulla terra.
La physis va intesa come il divenire del mondo.
Come scrive il Cassirer, «la “natura” del fondamento originario è tale che essa si disperde in una molteplicità di configurazioni particolari dell’essere e si traduce in essa, ma non vi si distrugge: si conserva in essa come un nocciolo immutabile. Al contrario, la molteplicità, come deriva tutto il proprio essere dal fondamento originario, così alla fine deve necessariamente ritornare a quest’ultimo. In tale processo del nascere e del perire del particolare si manifesta l’ordine eterno e l’eterna giustizia della natura come l’annunzia Anassimandro».
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